IL POPOLO ISTRIANO TRA VENEZIA E VIENNA
Il destino del popolo istriano si intreccia con Venezia fin dal V secolo DC.
A partire dalla metà del 1200, parte dell’Istria, l’occidentale, condivide con la Serenissima il suo destino.
Un terzo della penisola, quello orientale, ricade nei territori della casa d’Austria.
Sostanzialmente le due parti costituiscono un entità omogenea.
Lo sfruttamento delle risorse forestali, la materia prima basilare per la Serenissima contribuisce a cementare d’integrazione.
4174 foreste istriane censite che forniscono il legno per una flotta che, all’apice nella potenza veneziana, è di oltre 2 milioni di tonnellate, la palificazione di una città che supera i 200mila abitanti, lo dimostrano ampiamente.
Nel cinquecento avviene una svolta definitiva nella storia istriana: lo spopolamento della penisola dovuto alla peste e alla malaria.
Un flusso imponente di popolazioni provenienti dai balcani e dal levante, invasi dai turchi, cambiò la “faces” demografica e sociale istriana.
Questi nuovi elementi “Si connettono a quelli già esistenti, in un certo senso rafforzano e consolidano una presenza (slava) che c’è già nel medioevo”.
Mentre i rapporti economici permettono a Venezia di penetrare culturalmente e latinizzare l’Istria ed entrambe le sponde dell’Adriatico, Trieste e l’Istria “Saranno – come afferma Scippio Slapater- tagliate fuori dalla vita italiana.
Non hanno auto quello scambio ricco di cultura che mescolava ed univa idealmente le varie parti d’Italia”.
Nel sistema economico istriano il sotto-prodotto dello sfruttamento del legno era la produzione del carbone.
L’autore descrive come la sua famiglia valacca fosse protagonista, da carbonara, in quel mondo in cui le attività fondamentali erano legate alla natura.
Se la produzione del legno istriano coinvolgeva ingegneri forestali, navali, arsenalotti, trasportatori, e l’indotto, la “pietra d’Istria” fornita di compattezza e di porosità tale da renderla immune dai danni provocati dal clima della laguna e tale da conferire ai palazzi di Venezia quella leggerezza che ha alimentato il mito della sua bellezza.
La pietra verrà utilizzata non soltanto come materiale edile, ma anche nei decori.
Non soltanto le popolazioni importate sono riuscite a conservare l’essenza del proprio carattere nazionale, la parlata, la scrittura, gli usi e costumi, ma sopratutto il senso di appartenenza alla terra e al popolo di origine”.
Se da una parte il potere economico della Dominante sulla comunità istriana era totale, le concesse, mediante la presenza delle confraternite, costruite su basi volontarie e paritarie, una democrazia dal basso.
Le 863 confraternite istriane con la loro attività di sostegno alle comunità locali, ebbero un influsso determinante sulla formazione della mentalità e il modo di vivere degli abitanti che vi aderirono” (Visintin).
Le confraternite gestirono le scuole professionali e quelle delle arti e mestieri.
Da “Esodi del Popolo Istriano ed Irredentismi”.
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